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La mia visione
del Tango Argentino

Del Tango Argentino vengono date numerose definizioni romantiche e suggestive, ne cito alcune:

«Il tango è un pensiero triste che si balla.»
(Enrique Santos Discépolo);

«Il tango non è maschio; è coppia: cinquanta per cento uomo e cinquanta donna, anche se il passo più importante, l' “otto”, che è come il cuore del tango, lo fa la donna. Nessuna danza popolare raggiunge lo stesso livello di comunicazione tra i corpi: emozione, energia, respirazione, abbraccio, palpitazione. Un circolo virtuoso che consente poi l'improvvisazione.»
(Miguel Angel Zotto);

«Come la lucertola è il riassunto di un coccodrillo, così il tango è il riassunto di una vita.»
(Paolo Conte).

Il Tango Argentino non è un semplice ballo di coppia è danza.

Ho formulato questo pensiero alla mia prima lezione di Tango Argentino quando il mio maestro, Riccardo, mi ha detto che nel tango non si devono ballare tutte le battute, ma si possono fare delle pause, dimezzare o raddoppiare il tempo, l'importante è non perderlo; è stata una folgorazione e dentro di me ho pensato:
«...allora si interpreta secondo il proprio sentimento...quindi è danza!».

Da allora l'ho sempre pensato, vissuto e studiato in quest'ottica, grazie anche al metodo di insegnamento dei miei maestri, cercando di prestare attenzione a quelli che ritengo i fondamentali del Tango Argentino:

la tecnica, se non si acquisisce una base solida tutto diventa più difficile e ad un certo punto ci si arena;

le linee che si formano con le gambe e la posizione del corpo per dare eleganza al movimento;

i pesi e l'energia, fondamentali per l'esecuzione di ogni passo;

la qualità del movimento con le pause, gli accenti da dare e la ritmica da seguire per interpretare la musica.

Così, seguendo questo pensiero ispiratore, sto costruendo il mio percorso di apprendimento.

 
 
 
 
 
 
 
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