ios android pdf
 
  Home
 
 
 
   
 
 
 
 
 
Pensieri di Tango

. . . . . . . . . . . . . . . 12settembre 2012
La mia lezione ideale
di Tango Argentino

È settembre, il mese in cui, più o meno dappertutto, iniziano i corsi di Tango Argentino e questo mi ha fatto riflettere su come ipotizzo la mia lezione ideale.

Nel mio anno e mezzo di tango ho seguito diversi tipi di lezioni, con vari maestri e in situazioni differenti, lezioni regolari del corso, lezioni di tecnica femminile e lezioni private con i miei maestri “Riccardo y Elena”, stage con maestri italiani, lezioni con maestri argentini al Festival del tango di Torino e in una vacanza tango ad Abano Terme.

Quello che accomuna tutte queste situazioni è che, pur essendo per la maggior parte lezioni dedicate all'insegnamento di passi e figure, alla fine per riuscire ad eseguire bene quello che veniva proposto, bisognava sempre rivedere e riprendere la tecnica sia della postura che del passo.

Allora la domanda sorge spontanea: «Perché non aggiungere nel programma un corso formato da lezioni che ricalcano la struttura di una lezione di danza?»

A qualcuno si staranno già rizzando i capelli in testa... abbiate pazienza e vedrete che riuscirò a spiegarmi.

Riprendendo quello che ho già detto ne “La mia visione del Tango Argentino”, fin dalla mia prima lezione ho sentito e vissuto il Tango Argentino come se fosse danza e lo sto apprendendo utilizzando anche questo tipo di mentalità e di approccio.

Questa mia lezione ideale di tango dovrebbe durare un'ora e mezza ed essere suddivisa in tre parti:

La prima parte di tecnica generale: postura, abbraccio, pesi;
la seconda parte dedicata alla camminata aggiungendo informazioni sulle linee, l'energia e il tempo musicale;
la terza parte dedicata allo studio di un nuovo passo o di una nuova figura.

Questo naturalmente è soltanto un suggerimento per le prime lezioni, dove gran parte del tempo, se non tutto, sarà occupata dalla tecnica generale e dall'imparare a camminare mantenendo la postura corretta e usando la tecnica giusta per compiere il passo, il tutto stando a tempo con la musica.
Proprio come si fa in una lezione di danza, dove anche gli esercizi tecnici e di riscaldamento vanno eseguiti a tempo e curati in ogni dettaglio.

Naturalmente proseguendo nelle lezioni si dedicherà sempre meno tempo alla tecnica generale e sempre più alla tecnica specifica del passo da imparare.

Mi rendo perfettamente conto che questo mio pensiero è soggetto ad obiezioni sia da parte degli allievi che dei maestri.
Gli allievi potrebbero dire: «come faccio a ballare se conosco pochi passi... mi voglio divertire andando a ballare in milonga e socializzare... se ci metto troppo tempo ad imparare mi stufo... e così via.»
I maestri a loro volta: «se facessi una lezione così fuggirebbero quasi tutti... non è quello che le persone si aspettano e rimarrebbero deluse e sconcertate... organizzo già dei corsi di tecnica... e via di questo passo.»

Se questa impostazione è decisamente più ostica all'inizio, a mio avviso, col tempo, porta comunque benefici ad ambo le parti.

Gli allievi imparerebbero meno passi e dovrebbero aspettare un po' più di tempo per andare a ballare in milonga, ma progredirebbero in modo graduale e costante, gettando basi solide per imparare passi e figure sempre più complesse e soprattutto non si dimenticherebbero della musica.
Essere attenti alla postura porta ad avere la consapevolezza e il controllo del proprio corpo; la ripetizione costante degli esercizi tecnici, prestando attenzione a tutti i particolari, riuscirà a farli assimilare completamente, tanto da arrivare ad eseguirli senza doverci più pensare.

I maestri avrebbero più tempo e calma per insegnare la postura e la tecnica, con allievi concentrati su quello che stanno facendo, e quando spiegheranno passi e figure non dovranno riprendere costantemente i concetti basilari, ma potranno aggiungere elementi importanti come la musicalità, la dinamica, l'interpretazione e l'improvvisazione.

Forse un corso con lezioni strutturate in questo modo potrebbe corrispondere sia alle esigenze dei neofiti (un po' secchioni come me) che a chi balla già da un po' di tempo e ha la consapevolezza che non riesce a migliorare perché incontra sempre le stesse difficoltà.
I maestri, magari, trarrebbero più soddisfazione dall'insegnamento vedendo gli allievi progredire in modo costante e avrebbero il tempo di insegnare e approfondire tutti quegli elementi che rendono il Tango Argentino unico e affascinante.

 
 
 
 
 
 
 
  FaceBook Twitter Flickr YouTube G+